#MilinkovicSavic ha appena lasciato il nostro campionato per i petroldollari ed i paragoni con vari centrocampisti che hanno militato nella nostra Serie A continuano a sprecarsi. C’è chi parla per pura fede calcistica, chi per hype e chi solamente per dar fiato alla bocca. Ultimamente l’ormai ex giocatore della Lazio è stato paragonato a Marek #Hamsik, indimenticato ex capitano del Napoli.
Ma la vera domanda è: il paragone può sussistere? Numeri alla mano, la partita è vinta dallo slovacco ancor prima di cominciare. Nei suoi 12 anni alle pendici del Vesuvio, nella massima serie italiana i goal sono ben 100, gli assist 82 in 409 presenze. Il serbo, in 267 apparizioni ha timbrato il cartellino 57 volte firmando 49 assist. Due giocatori decisivi ambo le squadre ma si sa, i numeri sono solamente freddi calcoli matematici, la somma di avvenimenti senza una cronistoria.
Come ben sappiamo, negli ultimi anni la Serie A è stata ben lontana dai fasti di un tempo, questo ha permesso a Milinkovic Savic di potersi esprimere a livelli altissimi ma senza un reale competitor. Non è un colpo di tacco o un tunnel a fare la differenza ma quanto il tuo carisma e la tua voglia di vincere.
A 28 anni Hamsik era il fulcro di un Napoli che si affacciava in maniera sfrontata al grande calcio, i grandi palcoscenici della #ChampionsLeague, il capitano del Napoli contro Real Madrid, Barcellona e Bayern Monaco, nonché capitano della sua Nazionale portata più volte a disputare campionati europei e mondiali.
Alla stessa età le scelte economiche vanno oltre i sogni di un bambino, quelli di giocare grandi partite. Marek si è innamorato perdutamente di una città o meglio di un ideale, quello di rimanere nella storia del club di Diego, Sergej ha scelto di essere una comparsa piacevole per gli amanti del fantacalcio. Come detto in precedenza, i numeri sono solo freddi calcoli ma chi ha visto giocare entrambi sa bene, soltanto facendo viaggiare l’immaginazione, quanto Hamsik abbia dimostrato di essere per almeno un decennio, tra i migliori interpreti del suo ruolo. Lo ha innovato mettendoci non solo inserimenti, il marchio di fabbrica, ma inserendo visione di gioco, tecnica sopraffina, sacrificio e senso d’appartenenza. La scelta di andare via, in un freddo febbraio all’improvviso, come un temporale tropicale, fu una scelta per il troppo amore ricevuto e forse la difficoltà ad affrontare la piazza che tanto ha dato e tanto ha ricevuto. Il sergente va via, in un caldo Luglio, lasciando il vecchio continente, quello dei grandi sogni, quello della coppa dalle grandi orecchie per sposare un progetto contenente il vil denaro.
Quando parlate di calcio, di centrocampisti, di Marek Hamsik, sarebbe meglio cercare giocatori che hanno fatto meglio ma forse, oltre qualche eccezione, non siete pronti ad ammettere che un giocatore del Napoli vi ha fatto letteralmente perdere la testa per la sua eleganza e ossessione per una squadra solamente.