Nel calcio, come nella vita, esistono legami tra cose apparentemente lontanissime. Per cui, prendendo spunto dal meraviglioso podcast di @chiaralessi (che saluto e ringrazio), mi sono chiesto: “cosa c’entra” il possibile acquisto del difensore brasiliano #Natan da parte del #Napoli con un tacchino induttivista e con l’epoché della filosofia gnoseologica degli scettici greci?
Il filosofo britannico Bertrand Russell, in un saggio del 1912, racconta la storia di un tacchino, allevato negli Stati Uniti. A questo volatile ogni giorno, alle nove del mattino, veniva dato del cibo: questa ricorrenza, che veniva sempre rispettata al di là delle stagioni, delle condizioni del meteo, dei giorni della settimana, lo portò a inferire in modo induttivo che avrebbe sempre ricevuto il suo pasto ogni giorno alle nove del mattino. Peccato che arrivò il giorno della Vigilia di Natale e… non mangiò, ma fu mangiato. Povero tacchino induttivista…
Sì, ma… cosa c’entra? Il tifoso del Napoli può essere come il tacchino, che, utilizzando ciecamente un metodo induttivo, si basa sui successi degli acquisti di giovani scommesse dalle belle speranze (citofonare #Kim o #Kvaratskhelia) e, quindi, ritiene che qualsiasi calciatore arrivi, avrà un esito paragonabile a quelli, perché è già stato così. Tutto legittimo, con un solo rischio: che possa essere anche la Vigilia di Natale.
Motivo per cui, personalmente ritengo più ragionevole sostituire l’induttivismo con l’epoché: e ora che cos’è? E, soprattutto, cosa c’entra?
In età ellenistica (circa IV secolo a.C.), si sviluppa nell’antica Grecia la “scuola” del pensiero scettico, inaugurata dal filosofo Pirrone: egli sosteneva l’impossibilità di conoscere una verità assoluta a priori, per cui praticava l’epoché, ossia la sospensione del giudizio.
La pratico perché non è una soluzione di comodo, non è un modo “democristiano” di affrontare la questione: non avendo a priori alcuna certezza, viste le innumerevoli variabili che possono svolgere un ruolo più o meno decisivo, quanto costa attendere di uscire dalla cronaca dei fatti in cui siamo immersi e poter trarre un bilancio solo quando il processo sarà concluso? Non è una questione di fiducia o sfiducia, ma di buonsenso, a mio parere.
Perché nulla mi leva dalla testa che “entusiasmismo” e “musolunghismo” siano due facce di una stessa medaglia