La guerra non piace a nessuno. Solo degli scellerati o dei pazzi potrebbero provare godimento a vedere persone della stessa razza, etnia o fede essere l’uno contro l’altro.
La città di Napoli è conosciuta per essere meravigliosamente unica nel suo genere, questa unicità si riversa, ahimè, nel tifo. È davvero difficile trovare delle tifoserie letteralmente spaccate come quella azzurra. In cosa i supporter azzurri sono così divisi? La risposta ha un nome e cognome: Aurelio De Laurentiis.
Il presidente del Napoli è letteralmente e figurativamente parlando, l’ago della bilancia che potrebbe lenire le ferite di una guerra che va avanti da ormai quasi 20 anni. Ma perché sempre il presidente?
I PRO DI AURELIO DE LAURENTIIS
Dal 2004, punto più basso della storia del Napoli, ad oggi, la gestione economica e sportiva della società è cresciuta fino al 4 maggio 2023, culmine di una corsa iniziata piano ma finita con l’oggetto dei desideri dei tifosi: il tricolore sul petto.
Un risultato incontestabile al presidente, risultato arrivato con progettualità e districandosi tra insulti, minacce e scetticismo.
Gli azzurri sono stabilmente parte integrante del calcio europeo, partecipano regolarmente alle massime competizioni europee e prova a farlo nel miglior modo possibile.
Una particolarità che ha sempre contraddistinto la gestione di ADL è il fiuto per gli affari. Infatti, il Napoli difficilmente (ripeto, difficilmente, non MAI) si è fatto trovare impreparato da addii al veleno o a sorpresa. Basando il suo lavoro sulla progettualità Aurelio ha sempre avuto affianco a se una rete scouting degna dei top club europea. Alcuni nomi? Hamsik, Lavezzi, Cavani, koulibaly, Mertens, Jorginho, Callejon, Allan, Osimhen e per ultimo ma non ultimo perché meno importante, Kvaratskhelia.
Sotto questi aspetti, la società gestita dalla famiglia De Laurentiis non è attaccabile anzi, bisogna avere l’onestà intellettuale di dire che il “modello Napoli” ora viene copiato da altre società per crescere in maniera sana e sostenibile. In un calcio dove competere con i Golia che ci sono, il Napoli dimostra di essere Davide ottenendo risultati incoraggianti grazie ad una lungimiranza sotto gli occhi di tutti. Ma ora veniamo alle note dolenti.
I CONTRO DI ADL
Una delle principali accuse che vengono mosse alla società è la comunicazione.
Comunicati, interviste, dichiarazioni fuori luogo accompagnano ogni stagione (tranne quella dello scudetto, ma guarda un po’) per i malumori del tifo. Nessuno a Napoli o in qualunque parte del mondo, pretende frasi di rito o vorrebbe che la società permettesse a procuratori e giocatori di prendersi gioco della maglia che ha indossato Diego ma le modalità col quale vengono spesso citati giocatori ANCORA sotto contratto sono alquanto discutibili.
Ci sono giocatori ed allenatori che sono andati via da Napoli lasciando un bel ricordo ma puntualmente, chi se ne va, viene sempre criticato per le scelte, viene preso e messo alla gogna della piazza che chiaramente, con certe dichiarazioni, viene avvelenata ancora di più come se non bastasse la continua diatriba che incessante logora invece che unire il popolo azzurro.
Le strutture. Tasto dolente per chi il calcio lo ha respirato e sudato sia a livello amatoriale che ad alti livelli. Una squadra che gioca la Champions League con certa regolarità non può non avere come base operativa Castel Volturno. Guardandosi intorno, ci sono società in Italia come Fiorentina, Monza, Udinese che hanno impostato il loro futuro provando ad incrementare la qualità dei luoghi d’allenamento. L’utilità di un centro sportivo si riversa anche sulla famigerata “scugnizzeria” che per la cronaca, la primavera è stata retrocessa. Nonostante lo scudetto è sempre“A16” contro “Aurelioti”.
L’armistizio potrebbe firmarlo solamente Aurelio De Laurentiis provando a capire DAVVERO i malumori della piazza a cosa sono dovuti senza dimenticare che sotto la sua gestione il Napoli è entrato nell’elite del calcio europeo.
“Basta poco” è una delle frasi più pronunciate quando due innamorati provano a ripartire dopo una feroce litigata.
Questa litigata dura da ormai troppo tempo. Errori sono stati fatti ambo le parti ma è il momento di voltarsi e stringersi la mano per poi darsi un lungo abbraccio. Tutti, grandi e piccoli, si augurano che giorni che verranno possano essere una pausa riflessiva per unificarsi ed anche se la fiducia dopo una guerra aggressiva, tende a non esserci, come disse Garcia poco tempo fa: “basta tirare giù la testa e guardare lo scudetto per correre più veloce”. INSIEME.