L’Italia, al netto dell’episodio Cristante-Mudryk, è qualificata ai prossimi Europei di Germania 2024. Dieci anni fa questa non sarebbe stata una notizia, ma, in tempi così grami per la nazionale, tant’è. Così come nella disfatta del Renzo Barbera contro la Macedonia del Nord il principale imputato è stato l’ex CT Mancini, adesso onestà intellettuale suggerirebbe un piccolo (e moderato) plauso a Luciano Spalletti. E invece… no, almeno a Napoli.
Spalletti si è aggiunto nella lista dei cattivi
Perché Luciano si è aggiunto, suo malgrado, nella grande lista dei cattivi, in compagnia di Insigne, di Mertens, di Sarri, di Higuain, di Mazzarri et similia.
I guai della gestione Garcia sono dovuti al “gran rifiuto” di Luciano durante la cena del 12 maggio, a pochi giorni dal 1 luglio, data d’inizio della nuova stagione.
In più, Luciano è stato reo, secondo una teoria del complotto degna del terrapiattismo, di aver rifiutato sulla base di un accordo già preso con la Nazionale. Condivido molto questa ipotesi, perchè suffragata da un elemento probante: in data 4 agosto, infatti, vengono affidate, dal presidente della FIGC Gabriele Gravina, maggiori responsabilità all’allora CT Mancini, segno evidente della volontà di sbarazzarsi dell’allenatore di Jesi, perché forti dell’accordo con Spalletti. Mi sembra evidente.
Un’altra cosa: il tradimento delle dichiarazioni o, meglio, la coerenza come mantra inviolabile, a prescindere dai contesti. Spalletti ha dichiarato il 29 maggio all’evento Inside the Sport di non voler allenare il Napoli o altre squadre e di voler restare fermo un anno:
“Una città come Napoli non merita cose normali ma molto di più. […] Per cui quando si va a Napoli si va per vincere. Al primo anno non ci siamo riusciti e siamo stati anche un pochino criticati, allora uno se lo domanda: sono in grado di fare questo? Quest’anno non sono in grado, per cui faccio un passettino indietro”.
Per me è solo malafede non notare quanto un uomo di 64 anni, dopo aver vissuto un anno in uno stanzino del Konami Training Center, tutto per Lei, sentisse su di sé il peso della stanchezza, tanto da non riuscire a dare di più di quanto fatto, complice un rapporto ormai logoro con De Laurentiis, di cui nessuno dei due può dirsi colpevole, perché è nella natura delle cose non trovarsi. Ebbene, come non riconoscere che l’impegno di fare da selezionatore di una Nazionale sia molto meno gravoso di allenare un club quotidianamente, per di più se il centro è a pochi chilometri da Montaione?
Perché sporcarne il ricordo?
L’interrogativo che pongo, dunque, sulla base di tutte queste considerazioni, è il seguente: perché sporcare il ricordo dei bei momenti? Perché sporcare il ricordo di un uomo che ha contribuito in modo decisivo (basti pensare ai risultati di Garcia con la rosa intatta) al successo nazionale, che nessuno, Maradona a parte, è mai riuscito a centrare qui a Napoli?
Piccola postilla finale: in cauda venenum. A parlare di “anno sabbatico” fu per primo Walter Mazzarri nel 2013, quando, nonostante un accordo già firmato con l’Inter, dichiarò la sua volontà di restare fermo. Ebbene, Walter è tornato, dieci anni dopo, ed è stato accolto come il traditore spergiuro che fu dipinto quando fu salutato? No. Forse perché il tempo ripara tutte le ferite e fa ricordare solo le cose belle.
E noi a Napoli siamo i maestri dello “scurdammece ‘o passato”.
Quindi, forza Luciano, per quello che ha fatto per noi, e forza Walter, per quello che ha fatto e per quello che farà!
Il Napoli è forte e vincerà.