Quando ognuno di noi era piccolo o piccola, i nostri genitori hanno provato ad insegnarci l’educazione.
“Dì grazie, dì prego”, era un continuo sentirsi ripetere come un mantra queste parole in modo che diventasse un abitudine, un qualcosa che quando non veniva fatta, la coscienza anche se nata da poco, doveva rimordere.
Forse però, ancor prima di “grazie” e “prego” ogni qualvolta si combinava la cosi detta “marachella” cosa ci dicevano? “chiedi immediatamente scusa”.
Il viso del genitore diventava improvvisamente cupo, privo di ogni tipo di gioia, fino a quando la nostra voce, anche se quasi inesistente, pronunciava quelle 5 lettere.
Ma l’insegnamento più grande non era tanto quello di pronunciare quella parola quasi magica ma AGIRE in maniera coerente con quello che veniva proferito.
Crescendo, interagendo con le persone, si comprende che chiedere scusa non basta, non è mai abbastanza.
“Non mi fido” è una frase che molto probabilmente fa quasi più male di una coltellata se detta da una persona a cui vogliamo bene.
Ogni tifoso del Napoli dotato di QI si trova in questa situazione:
Aurelio De Laurentiis ha chiesto scusa ma non riusciamo a fidarci e facciamo più che bene. Perché? Ora ve lo spieghiamo.
*PRIMA FASE: TESTA BASSA E PEDALARE*
Quando dovete riconquistare la fiducia di qualcuno, servono grandi proclami? Il più delle volte, no. Occorrono gesti concreti che possano dare la possibilità all’altra parte di riconquistare, piano piano, ciò che è andato perduto.
Applicandolo al Napoli, non abbiamo iniziato nemmeno questa fase iniziale.
Il presidente azzurro, il signor Aurelio De Laurentiis, ha dichiarato mezzo stampa le sue scuse condite da una presa di responsabilità nei confronti dei tifosi azzurri.
Un primo passo inaspettato visto che a parlare ai microfoni è andata una persona dall’ego smisurato.
Ma, da buon cinematografo, il colpo di scena: la promessa. Ben quattro acquisti nel mercato di gennaio. Un qualcosa che va contro ogni principio del patron partenopeo ma una presa di coscienza che gli errori fatti in estate sono irrimediabili. Bisogna salvare il salvabile.
ora la domanda più importante da porsi è: all’atto pratico, cosa è stato fatto dal 1 gennaio al 12? Qui subentra la seconda ed ultima fase.
*SECONDA FASE: TEMPESTIVITA’ NEL AGIRE *
Se tieni a qualcuno, non aspetti, non piangi, agisci.
Non subito, PRIMA.
Manco a dirlo, la delusione continua ad aleggiare per tutta la città più bella del mondo.
Viene venduto Elmas manco fosse un ladro perché il macedone in queste condizioni non voleva rinnovare. Direzione Germania, Lipsia per l’esattezza dove quando vuoi qualcosa o qualcuno, te lo vai a prendere con il vil denaro.
Al 12 gennaio ci troviamo in questa situazione:
– Elmas venduto;
– Zielinski già a Milano;
– Anguissa in Coppa d’Africa;
– Demme in scadenza di contratto;
– Gaetano non adatto alla categoria.
Il centrocampo in Italia fa la differenza e non puoi permetterti, da campione d’Italia di avere la coperta corta.
Fronte acquisti, arrivato solo Mazzocchi come vice Di Lorenzo, il resto siamo ancora un cantiere, lo stesso cantiere di giugno, anzi, siamo in una situazione ben peggiore.
Lo spogliatoio, che è sacro, è in preda ad una rivolta con procuratori che si permettono di minacciare di portare via i propri assistiti per (guarda un po’) mancanze di promesse mantenute da parte della società.
Mettetevi nei panni di un calciatore: Napoli è sicuramente una piazza meravigliosa dove giocare a calcio, ma voi ci verreste a lavorare dove c’è solo tempesta? La risposta non serve, è retorica.
Non serve andare avanti nella disamina e ancor di più, non serve fare nomi di giocatori accostati al Napoli in questa sessione di mercato, senza contare che le scelte nella guida tecnica nella stagione dove parti in vantaggio rispetto a tutti, sono state da mani nei capelli.
Serve però agire, per salvare una stagione che sta prendendo una piega a dir poco vergognosa, con 10 interpreti su 11 (Kim manchi come l’aria) che sono lontani parenti delle meravigliose creature che ci hanno fatto vivere l’emozione calcistica più bella della nostra vita.
Cerchiamo di essere onesti con noi stessi: Il tifoso azzurro sa bene che nel suo futuro, tifando Napoli, è destinato a soffrire.
Ma c’è un limite a tutto. Ora, caro Aurelio De Laurentiis, hai parlato.
Rispetta le tue promesse.
La strada per riconquistare la fiducia del popolo partenopeo è in salita ed è piena di pericoli.
Hai solo una strada: staccare assegni e bonifici. Così facendo, forse, condoneremo 19 anni di insoddisfazioni. Pardon, 18, perché Spalletti e Giuntoli ci hanno regalato ciò che tu, da solo, non sei in grado di donarci.
La palla presidente è tra i tuoi piedi. Segna il goal salvezza, che dirlo con lo scudetto cucito sul petto, fa male come una coltellata.