Più d’ogni altro popolo di mare l’animo del tifoso napoletano sperimenta una perpetua navigazione tra le acque della sua fede calcistica,un moto trascinante la nave di un equipaggio vasto e variegato.
Ad ogni imbarcazione che si rispetti spetta un capitano dalla destrezza proporzionata al suo prestigio:
con Luciano Spalletti il Napoli aveva ritrovato al momento opportuno un comandante dalla passione incrollabile in grado di valutare correttamente rischi e possibilità nel contesto partenopeo non cercando mai di domarlo nei momenti d’esaltazione e ne concedendo spiragli di sopraffazione durante le burrasche.Spalletti difatti ha colto la chiave del successo a Napoli anche aldilà della genialità tattica applicata a Castelvolturno e poi sui prati d’Italia. Il tecnico ha lasciato che l’aria della città azzurra si propagasse nei polmoni di tutto il suo gruppo seppur a piccole dosi con la giusta scaltrezza, propria solo a chi ne ha viste tante e vissute altrettante in spazi vitali non troppo dissimili.
L’energia di Napoli è stata accolta e convogliata e la magia alla fine c’è stata davvero.
Oggi il ritorno del capitan Walter Mazzarri sulla panchina napoletana è tanto più lenitivo,propedeutico ad un percorso di guarigione e rieducazione umana che volto ad un miglioramento tattico o ad una semplice traghettata.
“Il Napoli ha poco da fare se non essere se stesso”,tanti ci ripetevamo questo durante l’estate forti della grandiosità del recente lavoro societario,eppure la guida di Garcia in questi mesi ha disunito anche quei valori e sicurezze umane in grado di ricordare a tutti che fossimo il Napoli dello scudetto,del miracolo dopo Maradona. È proprio in queste sfumature dove Mazzarri dovrà essere incisivo da vecchio lupo di mare già passato per queste acque.,per quanto sia stimolante pensare al”Dopo” questo non è e non deve essere scrutabile,adesso il mister ha una missione più importante:infiammare i nostri cuori