La Disney ci ha accompagnato nel corso della nostra infanzia cercando di lasciarci un monito, una lezione che possa aiutarci a crescere nel miglior modo possibile. Nel film “Le follie dell’imperatore” Kuzco, il protagonista del film presenta subito pessime qualità: arroganza, presunzione ed egoismo.
Dopo aver subito le conseguenze delle sue azioni, si redime, diventa una persona migliore e letteralmente opposta a quella vista all’inizio, lasciando così la morale a grandi e piccoli: non importa quanto tu sia una pessima persona, quanti soldi puoi avere o quanto puoi essere influente nei confronti degli altri, se hai qualità negative le persone ti isolano, ti evitano fino a quando non cambi.
Questa è la vita, che ti piaccia o meno.
A quasi 76 anni, bisognerebbe consigliare ad Aurelio De Laurentiis di riguardare questo film per bambini e sperare che sortisca l’effetto che tutto il popolo napoletano si auspica: cambiare o abdicare o meglio ancora, vendere.
LA PRESUNZIONE DI GIUGNO Kuzco, lasciato solo, trova in Pacha una persona disposta ad aiutarlo nel suo percorso di crescita e anche a fatica, riesce nella trasformazione.
Aurelio De Laurentiis, lasciato solo da Giuntoli-Spalletti non è che non abbia trovato nessuno disposto ad aiutarlo: non lo ha nemmeno cercato. Qui il primo errore madornale: la PRESUNZIONE di poter camminare con le proprie gambe, con le proprie idee.
Le scelte che vengono fatte portano i nomi di Garcia prima e Meluso poi. Persone che con Napoli non centrano assolutamente nulla. Ma perché questa scelta? la risposta è arrivata pochi giorni fa nella conferenza stampa più delirante degli ultimi anni: il presidente voleva un allenatore che ACCONSENTISSE a REPLICARE il gioco di Spalletti.
Un po’ come chiedere ad un marmista di replicare il David di Michelangelo. Quante speranze puoi avere nel copiare l’arte? Nessuna.
Ma i deliri non sono finiti.
L’ARROGANZA DI CONTINUARE CON LE SCELTE SBAGLIATE
Fuori Garcia. Dentro Conte? no. Dentro Tudor? no. Ritorna Mazzarri.
l ritorno di Walter (lungi dal dare la colpa a lui) è la pietra tombale sulla stagione 23/24, quella con lo scudetto sul petto. Il Napoli ritorna a palleggiare ma si scopre sterile in attacco, consapevole del fatto che non si può spiegare nemmeno ai più ottimisti dei tifosi come Osimhen, Kvaratshkelia, Politano, Lindstrom, Raspadori e Simeone non riescano a bucare la rete avversaria. Il ruolino di marcia di Mazzarri è addirittura peggiore di quello di Garcia. Siamo letteralmente, come si usa dire, alla canna del gas. Cosa fareste ad una persona in fin di vita? La coccolereste e fareste di tutto per aiutarla a riprendersi. Ma Aurelio De Laurentiis con la nostra passione, ha fatto molto, molto peggio.
L’EGOISMO NEL NON CHIEDERE SCUSA
La conferenza di “chiarimento” con tifoseria e stampa inizia forse con la giustificazione del presidente nell’ammettere le colpe di questa stagione disastrosa? No. “Il mio unico errore è stato non imporre a Spalletti di rimanere forte del contratto firmato”. La ferita aperta di una persona di 76 anni è un uomo, forse un santo, venuto da Certaldo che non ha più voluto proseguire il rapporto lavorativo con lui. Da li, il baratro.
Il grande innovatore, il visionario, il veggente, non è riuscito ad andare oltre, a reinventarsi nonostante negli anni è stato abbandonato da Benitez, Sarri, Higuain ed altri, rovinando spogliatoio, tifoseria e rischiando il piazzamento in Champions League.
Bisogna essere sinceramente pentiti per chiedere scusa e questo non è avvenuto in quel di Napoli sponda famiglia De Laurentiis. Abbandonato da tutti, si sta dedicando a consumare penna e calamaio per riscrivere il colossal della Disney: Le follie di Aurelio De Laurentiis, da proiettare al Maradona a fine stagione. Sempre che, chi ama DAVVERO Napoli, ci arrivi alla fine di questo strazio che sembra non avere ne capo ne coda.