Arriva il duemila e dopo aver sventato il pericolo del “millenium bug” con i conti correnti azzerati, il Napoli, dopo due anni di purgatorio, ottiene la promozione grazie alla fantastica cavalcata guidata dagli uomini di Novellino, tra i goal di Stefan Schwoch e l’estro di Claudio Bellucci. In primavera Giorgio Corbelli acquista il 50% della societá azzurra dando inizio alla “duarchia” i cui esiti a noi sono abbastanza noti. Il nuovo azionista promette mari e monti, una società sul “modello Manchester” ed un calcio spumeggiante, vanno cosí via il “catenacciaro” Novellino insieme a gran parte dei protagonisti di quella bellissima cavalcata come Max Oddo, Giorgio Lucenti e lo stesso Schwoch con la panchina affidata al “boemo” Zdenek Zeman. Tuttavia, aldilà delle promesse il Napoli si presenta nel ritiro di Brusson povero di rinforzi e tra i pochi nuovi nomi emerge un giovane brasiliano, Anderson Luis Pinheiro noto come “Paquito”, classe 1981 il giocatore viene scelto da uno dei tre (si avete capito bene) ds Pippo Fusco, e la domanda che si fanno praticamente tutti i tifosi é la seguente “chi è costui ?”. Nessuno l’aveva mai visto giocare, forse solo il nostro amico Melos, figlio della X generation, dopo averlo osservato smanettando col 56 k e archiviato nei documenti del suo windows 2000, ma per gli “umani” addetti ai lavori compresi era assolutamente sconosciuto. Nell’idea iniziale il ragazzo doveva essere il vice del principale sogno estivo del nuovo allenatore ovvero Giacomo Tedesco che arriverà solo a settembre in cambio di Emiliano Bigica dopo un’estenuante trattiva con la Salernitana, ma alla fine il ragazzo si rivelerà un vero oggetto misterioso, non giocando neppure uno spezzone di partita nè con Zeman nè tantomeno con Mondonico che sostituirà il boemo dalla settima in poi. Così a gennaio il ragazzo verrà ceduto in primis in prestito al Ravenna e poi a titolo definitivo al Cosenza senza mai brillare. Farà poi una discreta carriera in giro per il mondo giocando in Svizzera, Grecia e Cipro prima di appendere le scarpette al chiodo a soli 29 anni.
Bimbo di Claudio Bellucci, né aureliota e né delafobico ma pensatore libero ed equilibrato #forzanapolisempre #teambucks #parenziano