Tecnicamente il coach originario di Grugliasco non si discute, ma sarà così grande – a differenza dei suoi calciatori quando escono dalla bolla Bergamo – da confermarsi anche in realtà più grandi? Un po’ come il dubbio esistenziale dell’uovo e della gallina: chi è che ha reso grande chi? L’Atalanta mettendo a suo agio un tecnico che altrove non aveva trovato le migliori fortune o il Gasp ad aver creato – e rinnovato negli anni – la giusta alchimia con la sua squadra ? La risposta, probabilmente, sta nel mezzo. Il dibattito sul tecnico, innanzitutto, nasce dai dubbi sulla sua eventuale partenza da Bergamo al tramonto o quasi della sua carriera, lí dove ha trovato la sua totale comfort zone lavorando senza pressioni. Ma soprattutto: il Napoli può permettersi – dopo un anno all’insegna di scelte “a tempo” – di aspettare l’eventuale risposta a margine della finale di Europa league? Sarebbe uno scenario programmato da tempo o ancora una volta il frutto dell’improvvisazione visto il suo contratto valido fino a giugno 2025? Gasperini inoltre, si porta un po’ dietro l’onta del perdente di successo, dell’eterno secondo, viste le 3 sconfitte in altrettante finali di coppa Italia. Questo paradossalmente sarebbe un punto a suo favore: ricordate Luciano Spalletti? La verità è che Gasperini, abilissimo nel valorizzare i giovani di buone speranze, trasformandoli in giocatori fatti e finiti, sarebbe – secondo la Vision societaria del player trading – il profilo perfetto, almeno sotto quel punto di vista, per il Napoli. Il tecnico Piemontese fa del pressing, della difesa alta e dell’uomo contro uomo a tutto campo i suoi diktat tattici e, con una linea a 3, sarebbe comunque un modo per dare una sorta di elettroshock uscendo dall’alveo del 433 (a proposito di comfort Zone) Giampiero Gasperini, di certo, non ha conseguito un master in simpatia, ma come dire? “SONO ANTIPATICO PERCHÉ VINCO?” Nel suo caso le vittorie non sono rappresentate dai trofei ma dall’aver portato – di concerto con un’ottima società alle spalle – la Dea dalle zone basse della classifica a sedersi con le grandi di Italia e non solo, vista l’imminente finale nella competizione sorella piccola della champions league. I dubbi sono legittimi, ma ogni allenatore si porta dietro i propri. L’importante sarà ritornare a fare il Napoli, anche con le scelte impopolari che hanno contraddistinto l’era De Laurentis, ma con l’accortezza, questa volta, di affidarsi alle neo figure dirigenziali promesse.
Ciro Villani, classe 99’; studente di Giurisprudenza. Mi piace il Napoli sin da bambino. Sono un’appassionato del calcio a 360° , ma amo soprattutto il racconto, la cronaca e i sentimenti che genera questo sport in milioni di appassionati. Adoro parlare e scrivere di calcio, cercando di interpretare – traslandolo in testi – il sentimento del tifo napoletano.