Ciak, si gira. E’ partito il film di Antonio Conte a Napoli. Col botto, fin dalle prime battute. Non è mancato un filo di emozione, anche per lui che sembra essere di ghiaccio.
Si è sciolto il Comandante? Neanche per scherzo! Appena ha avuto l’occasione, non ci ha pensato due volte a tirare bordate, frecciatine e a mettere le cose in chiaro.
Aveva promesso che quando sarebbe tornato nessuno avrebbe avuto vita facile. Dalle parole sembrano ottimi i presupposti: totale potere decisionale, silenzio da parte di tutti, unità d’intenti con la dirigenza e la squadra.
UN UOMO SOLO AL COMANDO.
Non è mancata l’opportunità di imporsi a qualche giornalista che voleva punzecchiarlo. E’ stato categorico nei modi, nelle parole e da quanto dice anche nei fatti, chiamando tutti i calciatori e specificando per filo e per segno le sue volontà.
E’ stato interessante perchè a differenza dei suoi predecessori non è stato diplomatico anzi, si è esposto apertamente su temi sensibili tipo la vicenda di Kvara, Di Lorenzo e sugli scontenti. Aprendo il dialogo a senso unico con chi lui ritiene imprescindibile, lasciando andare senza indugi chi non vuole rimanere. Come per dire “a parte tre o quattro elementi superiori, nessuno è indispensabile. Morto un Papa se ne fa un altro”.
Mi è piaciuto che ha parlato a tutto tondo di tanti calciatori che l’anno scorso sono stati nell’occhio del ciclone per prestazioni negative. Vedi Meret, di cui ha parlato benissimo e a lui l’arduo compito di resuscitarlo. Ha parlato di Ngonge e Lindstrom, e già menzionarli è una novità, visto che negli ultimi mesi tra infermeria e latitanza erano due assenti perenni anche nelle dichiarazioni. Ha menzionato Anguissa tra i giocatori con situazioni da monitorare e sistemare, ci sarà da capire se riuscirà a rivitalizzare uno come lui che fa 2 mesi buoni e il resto a camminare.
Ha parlato bene della situazione Osimhen, facendo capire che è una situazione a sè ma che per ora è un giocatore del Napoli.
Certo, è mancata la tattica ma ci sarà modo. Si è fatto perdonare con una quantità di adrenalina e motivazione che difficilmente sono trovabili in altre squadre di Serie A.
Antonio Conte è elettrizzato dal progetto e aggiungerei anche dalla difficoltà di quest’ultimo. Riportare in acque calme questa nave in tempesta da quasi un anno è sicuramente il progetto più difficile a cui si approccia.
Ha dato tanti spunti su argomenti che in pochi qui su Twitter l’anno scorso affrontavamo, come il saper gestire una vittoria. Che il Napoli l’anno scorso non ha saputo fare mentre molti scioccamente credevano che fosse come quando ci qualificavamo in UCL.
Mi è piaciuto quando ha eliminato tutte le voci su Scudetto, partite sentite contro la Juventus e i vari inciuci giornalistici. E’ stato perfetto.
Ha eliminato 100 anni di “funiculì funiculà” con una sola frase, due parole, dieci lettere: “amma faticà”.
Inculcare la cultura del lavoro, quello massacrante, quello che ti consuma le energie quotidianamente, l’ossessione per il raggiungimento dell’obiettivo e il miglioramento costante, la cura dei dettagli. Questa è la vera novità. E riuscire a farlo nella città che se nel tempo avesse avuto questa propensione al sacrificio così maniacale, oggi staremmo parlando di una super potenza. E non solo calcistica ma sociale.
E’ arrivato il Sergente Hartmann di Full Metal Jacket.
E difficilmente si farà abbattere da un “palla di lardo” qualunque.
La necessità di specificare che “nel Napoli non c’è confusione” e di volerlo dimostrare con i fatti, senza fermarsi alle parole e basta, è l’ennesima dimostrazione che Antonio Conte è sempre stata la soluzione migliore, alla faccia di quelli che non lo ritenevano adatto per questioni economiche. Sono stati smentiti dal loro stesso Presidente.
Anche per quella stampa faziosa e inciuciona che già ieri ha assaporato risposte piccate, qualche sguardo assassino e graffiante da gelare il sangue.
I mezzi ci sono. I tempi ci sono.
Gli uomini ci sono.
Buon lavoro, Comandante. Ci renda fieri e orgogliosi di essere tifosi del Napoli.
40 punti sono una montagna da scalare quindi testa bassa e pedalare.