La Spagna, con un percorso fatto di idee e prepotenza calcistica, ha vinto gli Europei per la quarta volta nella sua storia.
Alla classe di Fabian Ruiz e di Rodri, alla solidità di Le Normand ed all’esperienza di Carvajal, si sono uniti due fattori di non poco conto, chiamati Nico Williams e Lamine Yamal.
I due ragazzi, rispettivamente classe 2002 e 2007, con le loro indubbie qualità, unite alla spensieratezza derivante da questioni meramente anagrafiche, sono stati le armi in più di una nazionale capace di incantare il mondo intero grazie anche alla sapiente guida di un maestro di calcio come De La Fuente, che dopo anni ed anni di gavetta ha finalmente occupato il suo – meritatissimo – posto nell’Olimpo del calcio mondiale.
La Roja dunque ha raggiunto il tetto d’Europa grazie a questi due, enormi talenti, capaci di impattare le partite come dei veterani ed in grado di subire tutte le pressioni derivanti dalla partecipazione ad un torneo così importante.
Vi siete mai chiesti cosa sarebbe accaduto se al posto di Lamine e Nico ci fossero stati Nicola Guglielmini e Lamino Iemmello?
Beh, chi vi scrive lo ha fatto, ed ha immaginato una carriera per i due che adesso vi raccontiamo.
Nicola e Lamino nascono in una qualunque città italiana, e, a 17 anni, dopo lustri passati a distruggere i pari età agli ordini di mister Mario De Bellis detto “o’ sergent”, allenatore della F.C. Sacro Cuore, vengono contattati dagli osservatori di due società appartenenti alle serie minori: la Casertana e la Virtus Entella.
I due, attratti dalla prospettiva di fare carriera ed arrivare un giorno ad indossare la maglia della loro squadra del cuore, decidono di separarsi per intraprendere una nuova ed eccitante avventura, che potrebbe portarli un giorno a ritrovarsi, chissà, magari in Nazionale, magari in Serie A, magari in Champions League.
Nicola, arrivato alla Casertana, si mette subito in mostra, arrivando a chiudere la stagione con ben 16 gol e 12 assist; l’ottimo score gli vale la chiamata di una squadra di serie A, che acquista il suo cartellino per 2 milioni di euro e che tuttavia decide di lasciarlo un altro anno in prestito alla squadra che lo ha “consacrato”, in modo tale da farsi le ossa per essere poi pronto al grande salto.
Lamino, se possibile, fa addirittura meglio del suo ex compagno d’attacco; il ragazzo infatti incanta i tifosi dell’Entella e porta la squadra ad una storica promozione grazie a 26 gol e 14 assist, dimostrando come il primo grande salto di carriera e categoria gli stia particolarmente stretto.
Il talento cristallino del giovane Iemmello viene immediatamente notato da un top club militante nella massima serie italiana che, senza indugio, versa nelle casse dell’Entella ben 8 milioni di euro per assicurarsi le prestazioni del giovane.
Anche per Lamino tuttavia il momento di arrivare nel calcio che conta viene rimandato; la squadra proprietaria del cartellino infatti decide di prestare il giovane al Catanzaro, dato il poco spazio che avrebbe in prima squadra a causa della presenza di quattro, mediocri quasi trentenni che da anni occupano stabilmente le fasce del 3-4-3 utilizzato dal mister.
Passato un altro anno, in cui i due ragazzi confermano ed addirittura migliorano quanto fatto negli anni precedenti, le due società di Serie A decidono finalmente di richiamarli alla base, in modo da dar loro una chance utile a comprendere il loro effettivo valore.
Per i due ragazzi quest’opportunità è un sogno: Nicola sogna di esultare insieme ai suoi tifosi sotto la curva dopo un gol al 90’, mentre Lamino già pensa a quanto sarà emozionante esordire da titolare nella trasferta di San Siro.
Chiaramente, i due non sapevano che la chance che l’allenatore ed i dirigenti delle due squadre prevedevano per Nicola e Lamino era rappresentata da sette minuti nel primo turno di Coppa Italia, e dagli ultimi 30 secondi dell’ultima partita del campionato.
In questi frangenti, i due ragazzi sbagliano un passaggio e non tirano in porta, stranamente.
Non avendo apportato chissà quale giovamento alla squadra nel tanto tempo a disposizione, i dirigenti delle due squadre preferiscono rimandare i due ragazzi in Serie B, con un prestito biennale che, si spera, avrà un grande impatto sulla maturità e sul rendimento di questi talenti ormai ventenni.
Le due annate in Serie B confermano quanto di buono visto negli anni precedenti; per questo motivo Nicola e Lamino vengono finalmente richiamati, forse definitivamente, dai club di appartenenza. Nella stagione successiva tuttavia, i tabellini diranno 0 gol e 0 assist per entrambi, con una media di minuti giocati pari a 14 a partita, aumentata sensibilmente dal fatto che entrambi sono stati messi dentro dai rispettivi allenatori dopo che la loro squadra era sotto 4-0 per tentare una disperata rimonta a metà del secondo tempo.
L’insoddisfazione generata dai numeri di Nicola e Lamino porta, ancora una volta, i dirigenti ad optare per dei prestiti, che forse saranno finalmente utili a far voltare pagina ai due giovani.
Durante la stagione tuttavia, Nicola subisce un brutto infortunio mentre Lamino, reputato inadatto dal suo mister ottantenne in quanto troppo tecnico e poco fisico, raccoglie comunque un ottimo score ma partendo spesso dalla panchina.
I due, nonostante una stagione difficile in Serie B, grazie ad una particolare iniezione di fiducia vengono spediti ancora in prestito nei bassi fondi della Serie A, dove grazie ad una buonissima continuità di rendimento, riescono comunque a dimostrare tutto il loro talento, portando le due compagini di appartenenza ad una tranquillissima salvezza a suon di gol, assist e giocate immaginifiche.
Il momento del grande salto per i due ventiduenni sembra ormai arrivato; i due club di appartenenza infatti dichiarano di voler puntare forte su Iemmello e Guglielmini, che sembrano essere ormai pronti per dire la loro in campionato e Champions.
Dopo le prime due giornate, in cui i due racimolano ben 30 minuti a testa, la mancanza di gol – non dovuta a loro, ma ad un palo e ad un miracolo del portiere avversario – Nicola e Lamino cadono di nuovo nel dimenticatoio, in quanto incapaci di incidere nel tantissimo tempo a loro disposizione.
Dopo due anni ed 87 minuti complessivi giocati nei rispettivi club, finiscono per essere ceduti, questa volta a titolo definitivo, ad un redivivo Sassuolo, tornato in Serie A da qualche mese e bisognoso di attaccanti utili a raggiungere la salvezza.
La gita in Emilia, dove i due riformano la coppia d’attacco che incantava il mister De Bellis e le nazionali “under” italiane, si rivela estremamente proficua per entrambi; tante sono le squadre interessate ai due ma la paura di poter di nuovo finire ai margini fa preferir loro i neroverdi ad altri club ben più blasonati ma incapaci di assicurar loro la necessaria continuità.
Dopo cinque anni passati ad incantare i tifosi del Sassuolo, facendo raggiungere al club due storiche qualificazioni in Europa, Nicola e Lamino, ormai vicinissimi ai 30 anni si trasferiscono finalmente in due top club di Serie A, dove giocando sempre titolari riescono a raggiungere traguardi che, probabilmente, avrebbero potuto raggiungere anche con qualche anno di meno sul groppone.
Anche la nazionale maggiore, che vede i due come dei “giovani prodigio”, riesce finalmente a riqualificarsi per un mondiale, arrivando addirittura a superare la fase a gironi.
Dopo qualche anno, i due iniziano a subire i primi veri acciacchi fisici, e, dopo tanti acuti e qualche infortunio, Nicola e Lamino vengono di nuovo ceduti al Sassuolo, in quanto non più adatti al “calcio che conta” a causa della loro condizione fisica, e, stando alle ironiche parole di stampa e dirigenza, anche a causa dell’età che avanza.
Dopo aver chiuso la loro carriera, una calda sera estiva i due si ritrovano per guardare insieme la finale degli Europei.
Si gioca Spagna-Inghilterra, e nella formazione titolare della Roja ci sono un ventiduenne ed un diciassettenne, che mettono a referto rispettivamente un gol e un assist.
I nomi dei due sono stranamente simili a quelli di Nicola e Lamino.
I due si guardano, le lacrime iniziano a solcare i loro visi, pensando a ciò che sarebbero potuti essere, ma che non sono mai stati, a causa di un sistema malato ed incapace di stare dalla loro parte.
Avvocato, perchè nascere tifoso del Napoli non era un dramma abbastanza grande. Amante del bel gioco, devoto al 10 ed al suo discepolo, il fenomeno con la 77. Non parlatemi di #New3ra, ho già il fegato abbastanza ingrossato.