Antonio Conte è ormai da 2 mesi l’allenatore del Napoli; il patron azzurro dopo la la passata stagione ha deciso di dar fuoco alle polveri con un gran coup de théâtre
ingaggiando uno degli allenatori più vincenti degli ultimi 15 anni.
Il tecnico leccese, sin dalle prime apparizioni dinanzi ai microfoni é parso cauto, pacato, quasi come se stesse parlando il suo fratello gemello; é entrato in punta di piedi calandosi a 360° in questo nuovo contesto con tanta voglia di lavorare.
Il comandante Salentino con il suo approdo in terra Partenopea ha messo dei paletti ben chiari e precisi: “Decido io chi va e chi resta”, corredato da quella che ormai è divenuta una dei cult di questi primi mesi, la celebre: “Amma faticà”.
Pochi giorni son serviti, però, per le prime avvisaglie in cui in un intervista al TG Conte dichiarò che c’erano tante cose da fare e che la situazione da cui si partiva non era né bassa né alta ma “media”, quasi ad esortare la società ad essere celere nell’intervenire sul mercato.
Ieri, il debutto del Napoli di Conte in Coppa Italia
Ieri, il debutto del Napoli di Conte in Coppa Italia: un Napoli ancora da oleare, con gambe pesanti in alcuni frangenti della gara; l’avversario era si modesto ma era partita vera in quel di Fuorigrotta.
Il pacchetto difensivo si è dimostrato pronto, il neo acquisto Buongiorno subito sugli scudi in un ruolo che probabilmente non sarà il suo; al centrocampo bene quando la squadra resta corta con un Anguissa ed un Lobo che negli spazi brevi si esaltano con doti da incursori ma che, quando la squadra si allunga nelle transizioni negative, palesano i loro limiti dell’agire in una mediana a 2.
Capitolo esterni: per dirla breve mancano qualità e gol (soprattutto quando hai due mediocampisti con pochi gol nelle gambe); Mazzocchi un buon gregario che non può essere – e probabilmente non sarà – il titolare in quel ruolo; Spinazzola gran bel giocatore ma le statistiche dicono che in 242 partite tra A e B ha messo a referto solo 7 reti.
Sulla 3/4 di destra siamo leggeri e forse Conte, visti i rumors su Neres, cerca qualcosa di diverso; sulla prima punta, invece, lo scenario sembra definito. Sicuramente Giacomino è inadatto a ricoprire quel ruolo nell’idea di calcio del Comandante.
C’è tanto da fare e non solo sul campo, Antonio Conte lo ha ribadito a chiare lettere ieri, prima nel post Partita dinanzi ai microfoni di Mediaset e poi in conferenza stampa, tirando in ballo alcune cose che, a detta sua, sono oggettive presidiando che tutto ciò che di buono arriverà non sarà per Conte ma per il bene del Napoli e dei suoi tifosi; quasi ad esorcizzare le voci che, nonostante il ritardo, vedevano il tecnico tranquillo ed allineato alle tempistiche scandite dalla società.
Il paragone tra il primo Napoli di Spalletti e di Conte
Se solo paragonassimo il primo Napoli di Spalletti con il debutto del Napoli di Conte, la differenza è abissale: la Rosa attuale, figlia anche dei disastri della passata stagione, ha subito un impoverimento tecnico enorme.
Conte sapeva bene a cosa andava incontro, ma dalle parole di ieri bisognerà prendere il buono, quello che stimolerà la società a completare l’opera regalando una rosa competitiva al tecnico e non l’acredine di molti dei tifosi che si sono scagliati contro la dirigenza.
Conte ha bussato e sarebbe un errore madornale avere un coach che pesa, con il suo stipendio, 10 milioni lordi sulle casse della società e non regalargli una squadra competitiva.
Se Dio ha creato il mondo in 7 giorni, 20 risultano essere un’eternità.
Una cosa è certa: Antonio ce la metterà tutta come ha tenuto a ribadire anche ieri sera!
Ciro Villani, classe 99’; studente di Giurisprudenza. Mi piace il Napoli sin da bambino. Sono un’appassionato del calcio a 360° , ma amo soprattutto il racconto, la cronaca e i sentimenti che genera questo sport in milioni di appassionati. Adoro parlare e scrivere di calcio, cercando di interpretare – traslandolo in testi – il sentimento del tifo napoletano.