Il mercato del Napoli è un flop, al 13 agosto.
E se c’è una cosa che detesto è il “ve l’avevo detto io”, ma ve l’avevo detto, Io.
Ho avuto stra ragione su Osimhen, la cui cessione al 13 agosto resta un rebus e per nulla ovvia, come scrissi il 22 luglio e come dissi a fine maggio nello spazio dedicato al tema stadio e PURTROPPO sto avendo ragione, idem sulle difficoltà in sede di mercato che avevo previsto e che, PURTROPPO BIS, stanno drammaticamente avverandosi.
Ma nulla è perduto, almeno spero.
Il mercato del Napoli è un flop, perché non ci sono soldi.
Il Napoli, che che se ne sia raccontato, più per stima e speranza, ha pochi soldi da spendere.
Intendo CASH in cassa, da mettere sul piatto delle trattative.
Il record del fatturato – ve lo sto dicendo da una vita – l’abbiamo benedetto con i riscatti di Raspadori e Simeone, per non parlare dei 45 milioni (circa) spesi per Natan, Cajuste e Lindstrom, con l’aggiunta dei costi degli inutili prestiti onerosi di Traorè e Dendoncker e dei 3 milioni di Mazzocchi.
Si parte da questo, per individuare i veri motivi dei ritardi inammissibili, per chi vorrebbe solo “pensare a tifare”, sul potenziamento della rosa a disposizione di Antonio Conte.
Il mercato del Napoli è un flop, anche perché senza Champions e senza l’Europa siamo meno attrattivi – come detto dal Mister – e meno ricchi: il club non può infatti spingere nell’alzare l’asticella del tetto salari e questo rappresenta un ulteriore collo di bottiglia da considerare.
Il mercato del Napoli è un flop, altrimenti il mister non avrebbe richiamato tutti all’attenti, prima con la storia della “situazione media”, poi con le più esplicite dichiarazioni post Napoli-Modena ma soprattutto perché, al momento, la rosa che dovrebbe riscattare le umiliazioni della scorsa stagione conta (bene o male) 13/14 effettivi di cui 5/6 di livello MEDIOCRE.
E non tutto è ascrivibile a Victor Osimhen, che ci starebbe “bloccando” (come se il contratto a 10 milioni con clausola a 130 che nessuno vuole pagare, l’avessero imposti lui e Calenda con il mitra in mano).
Un effimero potere d’acquisto
Abbiamo un potere d’acquisto effimero, basti vedere le offerte che proponiamo, dal trio Buongiorno, Marin, Spinazzola in avanti: ecco perché il mercato non decolla (e perché abbiamo tanti esuberi che nessuno vuole, ergo difficili da monetizzare concretamente).
Prestiti a cifre contenute tipo 1 milione (Brescianini, poi saltato, sembra), Gilmour uguale, oppure svincolati tipo Spinazzola e il tentativo per il “pur bravo Hermoso”.
Per non parlare di Manna che pare sia a Londra per convincere il Chelsea a cedergli il 9 chiesto dall’allenatore, con un’offerta da 5 milioni di prestito con riscatto “a determinate condizioni”.
Neres senza la partenza monetizzata di Ngonge, pagato 18 milioni appena sei mesi fa (il famoso record di utile sul fatturato di cui sopra, hic!), non verrà mai acquistato perché sarebbe insostenibile (e fu così che!!).
E non vorrei mai venisse preso last-minute, per calmierare la piazza come avvenne per Raspadori e Lindstrom, ma questo sarebbe un altro discorso.
Se non bastasse, con il 9 titolare siamo talmente in alto mare che a breve dal Beverello saranno visibili le coste della Sardegna.
Quindi, in cosa sperare per il mercato del Napoli?
Che “al largo” sia anche il limite della pazienza di Antonio Conte, che se dovesse arrivare a riva non lo so se la città sarebbe pronta all’impatto dello tsunami che creerebbe.
Ma di questo, ovviamente, i ben pensanti faranno in tempo a colpevolizzare il Comune di Napoli ed il sempre verde Luciano Spalletti che, ora che ci penso, è molto che non sento nominare.
Per tornare seri, ed in conclusione, in cosa sperare?
Che Giovanni Manna si dimostri davvero quel bravo per quanto giovane dirigente e che qualche pazzo in giro si innamori improvvisamente di qualcuno dei nostri “esuberi”.
Perché in caso contrario, onestamente non lo so come può andare a finire.
E fu così, che vincemmo il 4° scudetto.
Co-founder @memenapoli , Docente e Consulente Marketing e Comunicazione ma soprattutto Forza Napoli Sempre a voi e famiglia!