Scrivo questo editoriale la mattina dopo la partita e credetemi quando dico che sono amareggiato.
Una partita del genere era da vincere e basta, invece c’è stata una prestazione ignobile a livello tecnico e tattico, condita da scelte arbitrali al limite del folle, su cui non voglio soffermarmi tanto perché risulterei troppo fazioso, ma è innegabile che la direzione arbitrale abbia avuto più tendenza verso i lombardi.
Napoli purtroppo ha ripreso dagli stessi errori lasciati a Trieste, con qualche brutta novità nel mezzo, ovvero delle palle perse durante i contropiedi e l’impostazione forzata del playmaker di turno, in particolare da parte di Pangos che è stato l’emblema di questa brutta serata; Ma in generale la fase d’attacco nostra è stata lenta ed impacciata, se non fosse stato per Pullen e Green che hanno fatto gli straordinari si rischiava l’umiliazione e in tutto questo aggiungete una difesa a zona di polacca memoria, che ha fatto si che ad un certo punto i giocatori di Varese trovassero le praterie nel loro attacco e anzi devo fare i complimenti agli avversari per una semplice cosa, sanno tirare, perché tra Librizzi e Hands ci sono state delle giocate che noi quest’anno le abbiamo sognate solamente.
In questo delirio generale l’unica buona notizia è stata la sconfitta di Scafati, ma non deve essere un attenuante. Perché in un campionato mediocre, dove si salva chi fa meno errori, basta veramente poco per dare la spallata decisiva verso la salvezza.
Ultime due cose da sottolineare:
1) se si vince a Reggio Emilia settimana prossima, il titolo di questo editoriale prenderà sempre più consensi;
2) dalla partita di ieri si è capito chi merita una conferma e chi merita un sonoro “grazie e arrivederci”, ma ne riparleremo meglio a campionato finito.
L’editoriale a cura di Marcello Kitaro, anche su Instagram

Sono Marcello Florio, detto Kitaro.
Nato a Napoli e residente a Fuorigrotta, il centro nevralgico dello sport in città, forse è proprio questa mia locazione a farmi vivere lo sport come una ragione di vita e spero un giorno di raccontarla tramite i miei pensieri e le mie parole ai grandi scenari.
Così come spero arrivi sempre più la passione per la pallacanestro, perché credo sia veramente lo sport più imprevedibile mai inventato e forse è questo che porta avanti la breccia, nel bene e nel male.